Botrugno
ANALISI DEL CONTESTO URBANO
Con oltre 9,68 chilometri quadrati, il territorio comunale di Botrugno presenta un assetto morfologico variabile compreso tra gli 83 e i 114 metri s.l.m.. Confina a sud e a est con il Comune di San Cassiano, a sud-ovest con il Comune di Supersano, a nord-ovest con il Comune di Scorrano e a nord-est con il Comune di Sanarica, dista 37,7 chilometri dal capoluogo Lecce. A Nord-Ovest del paese, sopraelevata rispetto al resto del territorio, si trova la serra di Montaldo, che e` il punto piu` alto e con la dorsale di cui fa parte e divide il territorio comunale in due distese pianeggianti. La parte meridionale del territorio comunale rientra nel Parco dei Paduli, un'area rurale caratterizzata da un paesaggio dominato prevalentemente da estesi e maestosi uliveti e nella quale sopravvivono numerose specie vegetali e animali; e` il caso di alcuni esemplari di querce secolari, traccia dell'antico bosco di Belvedere. In forma radiale rispetto al nucleo antico, lʼabitato si e` sviluppato inizialmente lungo gli assi stradali verso i centri abitati dei Comuni confinanti, concentrandosi nel punto di confluenza di cinque strade che convergono sulla piazza. Le espansioni residenziali recenti hanno saturato tali aree e si spostano radialmente verso lʼarea periurbana. Tutto il territorio comunale e` sostanzialmente dotato delle urbanizzazioni primarie.
STORIA E CULTURA
Non sono certe le origini del piccolo centro, alcuni studiosi ritengono che ci si debba riferire alla distruzione di Muro Leccese ad opera di Guglielmo il Malo nel XII secolo. La prima traccia documentale risale al 1193 dona il Casale di Botrugno a Lancellotto Capece. Nel 1276 nei documenti Botrugno risulta posseduto da un certo Jacopo de Astis. In seguito, nel XIII secolo passo` ai Maramonti che diedero inizio alla costruzione di una piccola fortezza (oggi palazzo Ragusa, in Piazza Armistizio) intorno alla quale si sviluppo` il nucleo urbano. Nel 1654 i Maramonti, caduti in disgrazia, vendettero il casale a Carlo Castriosta, gia` barone di Melpignano. La nobile casata dei Castriota, che mantennero il possesso di Botrugno sino alla promulgazione delle leggi antifeudali, porto` a un periodo di calma e relativa benessere. La rude fortezza dei Maramenti fu trasformata in lussuoso palazzo residenziale; furono commissionati a celebri pittori e ornamentisti i lavori decorativi degli ambienti interni. I Castriota, che ottennero anche il titolo nobiliare di marchesi, furono gli ultimi feudatari e risiedettero fino al 1817, quando Francesco Maria dono` il feudo ai Guarini di Poggiardo. Soppresso il potere feudale, i Guarini mantennero la proprieta` del feudo di Botrugno senza piu` alcun diritto di comando. Il governo del paese venne affidato dapprima ai decurionati locali e successivamente al consiglio comunale. Botrugno perdette la sua autonomia e, insieme con San Cassiano, venne aggregato a Nociglia. Nel corso dell'Ottocento gli abitanti del paese tentarono piu` volte di conquistare l'autonomia, senza mai riuscirci. Solo con la Legge n. 477 del 13 marzo 1958, promulgata dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, Botrugno veniva eretto a comune autonomo. Botrugno perdette la sua autonomia e, insieme con San Cassiano, venne aggregato a Nociglia. Nel corso dell'Ottocento gli abitanti del paese tentarono piu` volte di conquistare l'autonomia, senza mai riuscirci. Solo con la Legge n. 477 del 13 marzo 1958, promulgata dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, Botrugno veniva eretto a comune autonomo.
MONUMENTI E LUOGHI D'INTERESSE
Chiesa dello Spirito Santo
La chiesa madre dello Spirito Santo, sede dell'omonima parrocchia, risale alla fine del XVI secolo. Chiesa Madonna di Costantinopoli La chiesa della Madonna di Costantinopoli, costruita per volonta` del feudatario Tarquino Maramonte, sorse verso la fine del XV.
Chiesa della Madonna Assunta
La chiesa della Madonna Assunta era in origine un'antica cappella di rito greco risalente intorno al XIV secolo insieme all'attiguo convento degli Agostiniani.
Chiesa di Santo Solomo
La chiesa di San Solomo fu costruita dal barone Giacomo Maramonte nella meta` del XV secolo
Cappella Madonna del Carmine
La cappella della Madonna del Carmine, riedificata e aperta al culto nel 1952, sostituisce un'antica costruzione semipogea precedente al 1715.
Palazzo Marchesale
Il palazzo Marchesale e` una costruzione risalente al XIV secolo e fu edificato dalla famiglia feudataria dei Maramonte. Questi, nel 1654 vendettero il feudo insieme con la loro residenza ai Castriota Granai. Il palazzo, che sotto i Maramonte aveva le caratteristiche di una piccola fortezza, fu trasformato in una vera e propria residenza nobiliare fino ad assumere l'attuale fisionomia.
GIUGGIANELLO
ANALISI DEL CONTESTO URBANO
Giuggianello e` il piu` piccolo Comune della provincia di Lecce. Dista da Otranto e dal mare Adriatico14 Km .Da Gallipoli e dal mare Jonio 41 Km. Con oltre 10.06 chilometri quadrati, il territorio comunale di Giuggianello presenta un assetto morfologico variabile compreso tra gli 79 e i 123 metri s.l.m.. Confina con il territorio dei Comuni di Palmariggi, Giurdignano, Minervino di Lecce, Poggiardo, Sanarica e Muro Leccese. Dista 36.3 chilometri dal capoluogo Lecce. Dal punto di vista naturalistico, Giuggianello si trova in una zona privilegiata, il suo territorio degrada dalla pianura ai rilievi delle serre, declinando tutte le combinazioni di geologia, geomorfologia, suoli, vegetazione, usi del suolo, struttura dei campi e insediamenti umani creano il carattere del paesaggio che vede la sua piu` significativa espressione con la "Collina dei fanciulli e delle Ninfee", com'era identificato anticamente il Colle delle pietre Particolari sacre o la serra di San Giovanni dove storia e natura si fondono creando un luogo dellʼanima. Sulla serra si trovano testimonianze neolitiche e protostoriche della Serra; la Collina e` infatti considerata lʼestesa Stonehenge dellʼItalia meridionale, per la presenza di numerosi villaggi arcaici e monumenti megalitici, dolmen, menhir e mastodontiche pietre ammantate di leggende.
STORIA E CULTURA
Diverse testimonianze archeologiche rinvenute sul territorio di Giuggianello attestano la presenza umana sul suo territorio fin dal neolitico. I siti preistorici piu` significativi sono Quattromacine, Monte San Giovanni e i Massi della Vecchia. Ritroviamo nel territorio sia dolmen (stabile o Quattromacine) che menhir (Polisano e Crocecaduta). A parere del Maselli, il paese nacque nel IX secolo e si sviluppo` in seguito alla distruzione della vicina Muro Leccese, avvenuta nel 924 ad opera dei Saraceni. I profughi muresi, in fuga dalla loro citta`, vi si stabilirono definitivamente determinando un significativo incremento demografico. Con l'arrivo dei Normanni, nel 1192 il casale venne incorporato nella Contea di Lecce retta da Tancredi d'Altavilla; successivamente passo` sotto il controllo del Principato di Taranto. Nel 1434, sotto il governo di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, Giuggianello ottenne il privilegio della delimitazione del proprio feudo rispetto ai paesi limitrofi. Il primo feudatario fu Ugo di Bonavilla, mentre nel 1549 era di proprieta` di Roberto Venturi. A contendersi il feudo ci furono nei secoli i Martino, i Basurto, i Guarini e i Veris. Nel 1641 venne acquistato da Giovan Battista Lubelli, il quale ottenne il titolo di Barone. Nel 1749, con l'estinzione della famiglia Lubelli, il feudo ricadde nel Regio Fisco e venne acquistato dalla Chiesa di Otranto che ne esercito` il controllo fino all'eversione della feudalita` (1806). Nel 1827 Giuggianello era un piccolo comune di circa 600 abitanti, la cui popolazione era dedita esclusivamente all'agricoltura. In localita` Masseria Quattro Macine troviamo le tracce di un villaggio medioevale risalente all'anno mille con una superficie di circa due ettari. medievale e indica una grande pietra circolare e lenticolare posta su un basamento. Qui, su un vasto pianoro, si notano altri massi dalle forme piu` svariate. La scienza ufficiale parla di erosione, ma certamente questo luogo interesso` gli antichi Con la distruzione di Muro, grosso centro messapico, il piccolo casale di Giuggianello incremento` considerevolmente la sua popolazione percheÅL gran parte dei cittadini di Muro, scampati agli eccidi, vi si stabilirono fondendosi con la popolazione preesistente dando vita ad un autonomo ordinamento civico (Universitas) intorno alla cappella greco bizantina di San Giovanni Crisostomo. Con i Normanni il casale passo` al contado di Lecce e nel 1434 Giovanni Orsini del Balzo, principe di Taranto e Lecce, concesse il privilegio a Giuggianello e ad altri paesi limitrofi di definire i loro feudi. Questo evento fu causa di lotte cruenti tra gli abitanti dei paesi interessati in quanto i loro feudatari mal sopportarono il ridimensionamento dei loro domini. Il signore di Giuggianello pretendeva che il casale disabitato di Polisano fosse incorporato nella sua giurisdizione. La stessa pretesa veniva avanzata dal signore di Muro, mentre quello di Minervino pretendeva il feudo rustico denominato oggi "Cutura" sede di un ricco e interessante Giardino Botanico. L'attuale territorio si ottenne dalla fusione dei tre feudi: Polisano, Quattromacine (donato da Federerico II di Svevia all'Arcivescovo di Otranto) e da quello di Giuggianello acquistato da Gio Battista Lubelli il cui discendente Gio Leonardo (1665-1750) divenne, poi, Barone di Giuggianello. Dai Lubelli il feudo passo` al regio Fisco da cui l'acquisto` l'Arcivescovo di Otranto unificando il feudo e mantenendolo col titolo di Barone sino alla definitiva soppressione della feudalita` avvenuta nel 1806. Avendo a disposizione l'interessante territorio di Giuggianello, il centro, sin dalla sua nascita, avvio` un'intensa attivita` di studi protesi sia verso la lettura sistematica del territorio con varie escursioni, sia verso la ricerca bibliografica e documentale. Attraverso tale attivita` fu raccolta una grande quantita` di reperti archeologici risalenti alla preistoria di Giuggianello, al Medioevo in contrada Quattromacine, sito interessato a scavi archeologici da parte dell'Universita` di Lecce. Nel 1989 fu avviata l'interessante attivita` di recupero e di valorizzazione della Grotta di San Giovanni, testimonianza di quella Cultura rupestre bizantina del vivere in grotta. Il grande sforzo del Centro sia lavorativo che finanziario e` stato felicemente coronato in quanto la serieta` e la determinazione dell'organizzazione ha colpito il proprietario dell'immobile che ha deciso di donare al Centro la Grotta e l'area di pertinenza di circa 40 are. In questa localita` dal 1990 con il recupero dell'antica tradizione popolare legata al culto di San Giovanni Battista, si svolge la Sagra Di San Giovanni.
Quattromacine
La scoperta del Casale medioevale di Quattromacine e` stata voluta principalmente dal Centro e Giovanni Caroppo, proprietario del fondo in cui si sviluppa il casale. Il sito e` posto sulla Serra di san Giovanni o di Giuggianello ad una quota di 105 m. sul livello del mare. Il primo documento in cui e` menzionato, tra gli altri, il casale di " Quattor Macinarum" e` un diploma emesso sotto Federico II nel 1219 che conferma la sua dipendenza dall'Arcivescovo di Otranto Tancredi degli Annibaldi. Nel 1991, con la fortuita scoperta dei resti di un'abside di un'antica cappella, il Presidente, Vincenzo Ruggeri, interesso`, tramite l'ing. Gianni Carluccio, il prof. Francesco D'Andria del Dipartimento di Beni Culturali dell'Universita` degli Studi di Lecce. L'universita` si dimostro` interessata avviando nel 1992 il progetto "Quattromacine" al fine di indagare la natura delle campagne medioevali che si sviluppano nell'entroterra di Otranto. Il progetto aveva i seguenti obiettivi di ricerca: - Capire e dotare la genesi del sistema di casali o piccoli nuclei agricoli caratteristici del Salento;
- Capire l'inizio e le forme di feudalizzazione del territorio;
- Caratterizzare il sistema di casali e il sistema feudale attraverso la cultura materiale;
- Capire e datare l'abbandono del sistema pervasiva dei casali;
MONUMENTI E LUOGHI D'INTERESSE
Chiesa di Sant'Antonio Abate
La chiesa madre di Sant'Antonio Abate fu edificata nel 1781 sul sito di una preesistente costruzione edificata per volere di Giovanni Maria Mastrangelo, arciprete di rito greco del paese. L'originario edificio, dedicato a San Cristoforo, esisteva gia` nel 1538 e fu piu` volte rimaneggiato. Verso la meta` del XVII secolo, subi` un notevole rifacimento e fu arricchito di numerosi altari. Cosi` rifatta la chiesa ebbe il titolo di Sant'Antonio Abate. Intorno alla meta` del Settecento, rivelandosi troppo angusta per accogliere tutta la popolazione, si stabili` di ricostruirla ex novo. La progettazione della nuova struttura fu affidata all'architetto Angelantonio Verdesca di Copertino. Presenta un'elegante facciata in pietra leccese, rimasta incompiuta per la carenza dei mezzi finanziari. E` divisa in due ordini da un'aggettante trabeazione: nel primo ordine, scandito da alte lesene corinzie, si apre il portale d'accesso dalla decorazione mistilinea; il secondo ordine, raccordato al primo da volute, accoglie una finestra centrale finemente decorata, sormontata dall'antico stemma civico raffigurante due lettere G maiuscole. In posizione arretrata, in corrispondenza del braccio destro del transetto, si eleva il campanile a pianta quadrata. L'interno, a navata unica con croce latina, e` dotato di presbiterio nel quale e` custodito l'altare maggiore realizzato recuperando gran parte del materiale dell'altare della preesistente chiesa. Su di esso si colloca una grande nicchia contenente la statua lignea di San Cristoforo. Nella navata e nel transetto sono distribuiti gli altari dedicati a Sant'Antonio da Padova, alla Madonna Addolorata (con tela del 1797), a San Vito (con tela del 1793), alla Madonna del Carmine (con tela del 1808) e a San Cristoforo.
Chiesa della Madonna Assunta
La Chiesa della Madonna Assunta risale al XVI secolo ma subi` importanti modifiche nel 1782. E` erroneamente detta della Madonna dei Poveri per via del cimitero che si estendeva intorno fino al 1892 e che accoglieva le salme dei cittadini piu` poveri della comunita`, oltre a quelle degli associati alla Confraternita dell'Assunta. Il prospetto principale, dalle semplici linee architettoniche, presenta un sobrio portale posto in asse con una piccola finestra rettangolare. Lateralmente si apre un portale architravato impreziosito dallo stemma della Casa Borbonica e da una lunga epigrafe latina affissa in onore del re Ferdinando IV di Borbone che si adopero` per il consolidamento della cappella in seguito ai danni causati dal terremoto del 1743. L'edificio e` dotato di un campanile a vela con due fornici. L'interno, ad aula unica rettangolare con copertura a stella, e` scandito da tre arcate per lato nelle quali si aprono brevi cappelle. Sono presenti alcuni dipinti su tela fra cui una Nativita`. Sull'altare maggiore campeggia la statua della Madonna Assunta.
Chiesa della Madonna della Serra
La chiesa della Madonna della Serra, radicalmente ristrutturata nel 1615, ha antiche origini e il sito su cui sorge e` interessante dal punto di vista paesaggistico e archeologico. Immersa tra secolari ulivi e macchia mediterranea, nelle sue vicinanze e` presente l'omonima grotta neolitica scoperta negli anni settanta e i resti di una torre messapica, messa in evidenza dall'Universita` del Salento. Il prospetto, caratterizzato da una severa semplicita` decorativa, e` impreziosito da un portale sulla cui architrave e` incisa un'epigrafe che ricorda l'edificazione del 1615 e il restauro del 1966. Al 1945 risalgono i tre grandi archi contrafforti realizzati per garantire la staticita` della struttura. L'interno e` costituito da un'unica navata rettangolare, coperta con volte a stella, sul cui fondo e` posizionato un piccolo altare e una nicchia contenente la statua della Madonna della Serra. Antistante la chiesa si erge una colonna votiva in pietra leccese del 1708 sul cui capitello e` posta una statua della Madonna col Bambino.
Cripta di San Giovanni Battista
La cripta di San Giovanni Battista, di origine bizantina, risale al X-XI secolo. L'ipogeo appartiene a un insediamento rupestre la cui data di fondazione e` collocabile al 953 d.C.. Inizialmente adibito a luogo di culto dei monaci basiliani di rito greco, divenne una cappella cristiana di rito latino dove si continuo` a venerare San Giovanni Battista. Scavato interamente nella roccia calcarea, l'ipogeo presenta un impianto a tre navate, con una larghezza di otto metri e un'altezza di due, separate da due pilastri centrali ricavati durante lo scavo. Nella navata centrale e` collocato un piccolo altare sul quale vi e` un incavo quadrangolare occupato da un recente affresco di San Giovanni realizzato in occasione dei lavori di recupero effettuati nel 1990 su determinazione del locale Centro di Cultura Sociale e di Ricerche. Intorno ai pilastri insistono i sedili a gradino. Degli affreschi originari rimangono solo alcuni volti di santi difficilmente identificabili.
ARCHITETTURE CIVILI
Palazzo Frisari-Bozzi Colonna
Il Palazzo Frisari-Bozzi Colonna e` un importante esempio di architettura extraurbana del Salento. E` sorto infatti come residenza gentilizia di campagna, isolata rispetto all'abitato. Fu costruito fra il XVIII e il XIX secolo dalla nobile famiglia Frisari, successivamente passo` ai Bozzi Colonna e attualmente e` di proprieta` comunale. Il palazzo presenta un austero prospetto con due portali e cinque finestre in corrispondenza del piano superiore. All'estremita` destra e` presente un piccolo campanile a vela, segno distintivo di una cappella interna. L'edificio, a pianta rettangolare, si articola su due piani. Al piano terra insistono le stalle e i depositi; il piano superiore ospita le grandi stanze nobiliari decorate con scene mitologiche.
Palazzo Pirtoli
Palazzo Pirtoli fu la residenza dell'omonima famiglia locale. Risalente ai primi decenni dell'Ottocento, venne ampliato negli anni 1911-1912. La struttura possiede una facciata neoclassica scandita in due ordini e caratterizzata da un portale d'ingresso ad arco scemo e da una trifora centrale sormontata dallo stemma di famiglia. L'interno presenta ampie sale, alcune delle quali decorate con affreschi e voltate a botte. Attraverso il giardino si accede a un grande frantoio oleario ipogeo.
Frantoio ipogeo
Il frantoio ipogeo, "trappeto" in gergo locale, puo` essere datato intorno agli inizi del XVIII secolo, dato che, dal Catasto onciario di Giuggianello, risulta di proprieta`, nel 1753, della signora Donna Saveria Riccio; successivamente la proprieta` passo` ai Bozzi Colonna. Ha una superficie di 850 mq ed e` situato a 3,50 m dal piano campagna. Vi si accede mediante una scala coperta con volta a botte. La vasca presenta un diametro di 3,20 m, con la relativa macina. Internamente sono presenti quattordici stanze di deposito (le sciave), sette delle quali formano una corona intorno alla vasca mentre le restanti sono posizionate dentro il torchio alla "calabrese".
MAGLIE
CONTESTO URBANO
Interessante cittadina della Puglia, in provincia di Lecce, Maglie dista circa 27 Km a sud da Lecce, capoluogo di provincia. Eʼ situata a 81 metri sul livello del mare, nel cuore del Salento leccese. Gode di una posizione geografica strategica, in quanto snodo di collegamento viario tra lʼAdriatico e lo Jonio e tappa obbligata per chi, da Lecce,vuole raggiungere alcune tra le piu` belle localita` balneari del Salento:Otranto, Santa Cesarea, Castro. Maglie e` stata per parecchi decenni, e lo e` tuttora, il cento commerciale quasi naturale del Basso Salento, trovandosi allʼincrocio delle direttrici nord-sud ed estovest. Lʼinsieme di queste caratteristiche fa della citta` natale di Aldo Moro il punto di riferimento per molti Comuni del Salento. Un tempo centro del latifondo, sede dei piu` potenti proprietari agrari della puglia, di banchieri, di famose accademie, con una sua tradizione gentilizia che seppe alimentare ed esprimere fenomeni culturali di alto livello, conserva, ancora oggi, i segni di questo aristocratico passato. Una cittadina allegra e dinamica, caratterizzata da stradine, portici, palazzi, chiese di grande valore artistico. Oltre che per le sue bellezze artistiche, Maglie attrae anche per il dinamismo della sua vita serale estiva, animata spesso da feste e spettacoli, iniziative che creano, nel coinvolgente scenario del centro storico o nella suggestiva Villa Tamborino, un clima di attrattiva culturale e di svago. Maglie assurge quindi naturalmente al ruolo di punto di riferimento di tutta la zona a sud del capoluogo leccese. Non ha vissuto un travolgente sviluppo industriale neÅL demografico (come accaduto in altri centri della penisola salentina), nonostante lʼurbanizzazione di aree piu` ampie del suo territorio: ma e` in corso per una sorta di spopolamento del centro storico che riequilibra la crescita delle periferie.
ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
La favorevole posizione geografica collegata con la fitta rete viaria salentina hanno fatto di Maglie un rilevante centro commerciale e di servizi. Il commercio rappresenta per Maglie unʼattivita` di tutto rilievo nellʼeconomia locale: per il numero di unita` al dettaglio, allʼingrosso e di attivita` di intermediazione che vi operano; per gli occupati del settore che danno sostentamento ad una parte non indifferente di famiglie della citta`; per lʼapporto considerevole dato al reddito prodotto dallʼintera economia cittadina e dei centri vicini. Questa e` una caratteristica consolidata nel tempo: Maglie e` stata per parecchi decenni, e lo e` tuttora, il centro commerciale quasi naturale del basso Salento, trovandosi allʼincrocio delle direttrici nordsud ed est-ovest. Vi fanno capo i maggiori consumatori di un rilevante numero di comuni, e` il centro di smistamento allʼingrosso di generi diversi, risente degli effetti di un influsso consistente di popolazione studentesca di ogni tipo di scuola e di frequentatori del locale ospedale provenienti dallʼesterno. Maglie e` fra i centri industriali e commerciali piu` rilevanti della provincia di Lecce e sede dʼimportanti istituzioni. Le attivita` economiche prevalenti sono quelle industriali e commerciali. La percentuale negozi/abitante e` altissima (nellʼordine 1 a 40), una delle piu` rilevanti dellʼintera nazione. Il territorio comunale presenta una serie di infrastrutture che svolgono funzioni di attrazione per i servizi offerti nei confronti di numerosi comuni circostanti. In particolare le strutture scolastiche hanno un ruolo rilevante. Le strutture sportive sono ben distribuite sul territorio e sono un ulteriore servizio pubblico fornito ai cittadini.
MURO LECCESE
CONTESTO URBANO
Con i suoi 107 ettari racchiusi entro una cinta muraria, Muro Leccese e` la piu` grande citta` messapica nota nel Salento. Oggetto di indagini archeologiche da oltre trent'anni, ha restituito ricche testimonianze di eta` messapica paragonabili a quelle della vicina Vaste (Poggiardo). Le ricerche, condotte dall'Universita` di Lecce, dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia e dalla EÅLcole Francais di Roma, hanno messo in luce ampi resti dell'insediamento, in formazione gia` durante il VIII-VII secolo avanti Cristo, tra cui la porta nord e parti di alcuni quartieri, tuttora visibili o in corso di scavo. Dopo l'abbandono del centro messapico, forse in seguito all'avanzata del dominio romano, il territorio fu a lungo sfruttato a livello agricolo, prima da fattorie di eta` romana e, successivamente, dai nascenti villaggi di eta` bizantina. Di questo lungo periodo, di ben oltre mille anni, non conosciamo quasi nulla. (Fonte: museomuro.it). Il significato della parola Muro e` spiegato nello stesso stemma civico dove l'immagine di un moro rappresenta la disfatta del paese in seguito all'invasione Saracena, ed il muro, invece, sta a ricordare la grandezza del paese al tempo delle sue origini. Origini che gli studiosi fanno risalire al periodo dell'eta` del bronzo in base alle testimonianze dei dolmen e dei menhir presenti nel territorio circostante. Comunque la sua fondazione risalirebbe alla venuta dei greci Pelasgi. Nel 1156 il primo feudatario fu Guglielmo Bosco, poi fu la volta di Tancredi d'Altavilla, di Alessandro Chioti e poi ancora dei signori De Monti fino a Tamborino di Maglie. Il seguito e` storia recente che vedra` Muro, dopo l' Unita` d'Italia, seguire con coraggio e viva partecipazione le alterne vicende ed i destini dell'intera Nazione
ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Si registra nel corso del tempo una flessione della popolazione negli anni 70 dovuto alla forte emigrazione ed un nuovo decremento negli ultimi 10 anni dovuto sia al calo delle nasciate sia alla emigrazione e fuga dalle campagne; tale tendenza costante purtroppo sembra quasi inarrestabile. Un dato questo preoccupante dovuto alle poche nascite, ed al fatto che diversi cittadini continuano ad abbandonare il piccolo centro; sono soprattutto i giovani diplomati e laureati a dover emigrare altrove per cercare lavoro per garantirsi un futuro dignitoso. Eʼ possibile notare come siano largamente aumentati i nuclei familiari composti da una e due persone, abbassando la media per componenti a 2.66 per famiglia. In questo paese, l'agricoltura continua a rivestire un ruolo rilevante nel sistema economico. Sono ancora produttivi molti comparti quali, l'olivicoltura l'orticoltura. Lʼagricoltura, tuttavia, e` soggetta ad una progressiva erosione dʼimportanza che i dati macroeconomici confermano. Si tratta di una dinamica generalizzata presente anche in tutta la Provincia. La struttura generale del comparto artigiano per settori economici mostra una predominanza del settore delle costruzioni, sono in aumento le imprese artigiane che operano nei settori dei servizi alle imprese e alle persone. Per cio` che riguarda il settore dei servizi specificamente dedicato al turismo, si nota che, conformemente al dato provinciale di crescita, anche Muro fa segnare un deciso aumento degli arrivi e delle presenze, grazie anche a politiche di riqualificazione del centro storico e pubblicizzazione del luogo (scavi archeologici) e non ultimo la riconoscibilita` e visibilita` del paese che spesso e` stato scelto come ambientazione per film e serie tv.
MONUMENTI RELIGIOSI
La Chiesa Madre
Dedicata alla Madonna Annunziata, fu costruita tra il 1680 e il 1693 su un preesistente edificio sacro di dimensioni inferiori. Il prospetto, in pietra leccese, e` diviso in due ordini da un'aggettante trabeazione sostenuta da lesene con capitelli corinzi. Il primo ordine e` arricchito da quattro nicchie vuote e dal settecentesco portale barocco, inquadrato da due colonne reggenti l'architrave ospitante le statue della Madonna e dell'Angelo Gabriele, posto in asse con l'ampio finestrone dell'ordine superiore sormontato dallo stemma della cittadina raffigurante una testa di moro. L'interno, a tre navate con breve transetto, presenta una copertura a stella e accoglie un altare maggiore della prima meta` del XVII secolo proveniente dalla chiesa del convento dei Domenicani. Per la quantita` di opere pittoriche, la struttura puo` essere definita una vera e propria pinacoteca. Diversi furono infatti i pittori che arricchirono l'edificio con i loro lavori: del murese Liborio Riccio sono i dipinti La Cacciata dei Mercanti dal Tempio e il Sacrificio di Abramo; del leccese Serafino Elmo sono le tele raffiguranti Davide danza durante il trasporto dell'arca, Eliodoro cacciato dal Tempio e le tele di Sant'Oronzo riguardanti la conversione e il martirio del Santo. Altre tele sono quelle della Madonna Annunziata, della Madonna Immacolata, della Madonna Assunta, della Madonna col Bambino tra San Giovanni Battista e San Francesco d'Assisi, di San Giuseppe, della Madonna fra San Carlo Borromeo e San Francesco di Paola, alcune delle quali posizionate sugli altari laterali elegantemente decorati con fregi, sculture e statue.
Chiesa dell'Immacolata
La Chiesa dell'Immacolata e` una struttura barocca di fine Settecento edificata fra il 1778 e il 1787 come riscontrabile nelle date incise sulla facciata. Anche questa chiesa poggia sui ruderi di una struttura piu` antica avente lo stesso titolo e sede dell'omonima confraternita ancora esistente. La chiesa e` considerata una delle meraviglie del barocco leccese. La facciata, divisa in due ordini da un cornicione, termina con un articolato frontone curvilineo raccordato da volute. Sull'ordine inferiore si apre l'ampio portale sul quale e` posizionata una sfarzosa nicchia a forma di baldacchino con la statua dell'Immacolata; sull'ordine superiore si apre invece un finestrone centrale decorato da un'elaborata cornice. Due grandi arcate, addossate alle murature laterali con funzione perlopiu` statica, completano il prospetto. L'interno, a navata unica terminante nell'abside rettangolare, possiede una copertura a botte lunettata rivestita di stucchi in stile rococo`. Sulle pareti sono posizionate sei tele riguardanti il ciclo della vita della Madonna: la Nativita` di Maria, la Purificazione, l'Annunciazione, la Visita a Santa Elisabetta e la Presentazione. Altre tele sono quella dell'Unzione degli Infermi e dell'Immacolata; quest'ultima costituisce la pala dell'altare maggiore.
Chiesa di Santa Marina
La Chiesa di Santa Marina e` la chiesa piu` antica di Muro e una delle piu` antiche chiese di Terra d'Otranto. Risale ai secoli IX-XI. Presenta una struttura muraria in parte costruita utilizzando i blocchi squadrati della cinta che proteggeva Muro in eta` messapica. La facciata, semplice dal punto di vista architettonico, presenta un portale centrale sormontato da una lunetta, in passato affrescata, e un cinquecentesco campanile a vela. L'interno e` a navata unica con abside semicircolare e costituisce un importante esempio di architettura bizantina. L'edificio custodisce un ciclo di affreschi antecedenti il 1087 che raffigurano la vita e le opere di San Nicola.
Chiesa di Santa Maria di Miggiano
La Chiesa di Santa Maria di Miggiano e` un edificio di epoca bizantina risalente al XIV-XVI secolo e costituisce l'unica testimonianza dell'antico casale di Miggiano. Situata nelle campagne muresi, nell'immediato confine con il comune di Sanarica, la struttura e` a pianta rettangolare. Presenta una copertura a doppio spiovente e la maggior parte degli elementi iconografici esistenti si trovano nella zona presbiteriale e nel catino absidale. Tali affreschi risultano dipinti in varie epoche, dal 1300 fino al 1700. Recentemente sono stati effettuati interventi di restauro che ne hanno recuperato la chiesetta e l'area circostante dalla quale sono rinvenute alcune sepolture medievali.
Chiesa del Crocifisso
La Chiesa del Crocifisso, situata al di fuori del centro urbano, risale al 1573 e fu completata nel 1613 per volonta` di Cornelia Delli Monti, vedova del feudatario Giovan Battista I Protonobilissimo. Costruita sulle rovine di una chiesa bizantina, nel luogo dove sorgeva il casale medievale di Brongo, originariamente era dedicata a San Giovanni Battista. L'esterno, severo ed austero, e` arricchito da due portali barocchi finemente scolpiti sui quali trovano collocazione una croce e una statua del Battista in pietra leccese. I locali a ridosso dell'abside ospitarono sino al 1632 un piccolo convento di frati Francescani. L'interno, a croce greca, presenta tre altari della fine del XVII secolo; il maggiore, dedicato alla Crocifissione, ospita una gruppo scultoreo dell'artista alessanese Placido Buffelli; i due laterali sono dedicati a San Giovanni Battista e alla Pieta`.
Chiesa e convento dei Domenicani
Il convento dei Padri Domenicani fu costruito nel 1561 per volonta` del Principe di Muro Giovan Battista I Protonobilissimo. Intitolato allo Spirito Santo, fu edificato sull'antico cenobio basiliano di San Zaccaria dipendente dal Monastero di San Nicola di Casole. Fu lo stesso principe a chiamare i padri Domenicani i quali, il 13 dicembre 1562 presero possesso del convento nella persona del Vicario Generale dell'ordine Pietro d'Alicante. Nel 1583 Cornelia De Monti, moglie di Giovan Battista, fece costruire la monumentale chiesa. In stile barocco, presenta una facciata divisa in due ordini caratterizzata dalla presenza di nicchie e statue, fra cui quella di San Domenico di Guzman posizionata sull'architrave del portale d'ingresso. L'interno, a navata unica con transetto, presenta una copertura a stella decorata con pitture e ospita pregevoli altari in pietra leccese. Nel 1809, a seguito della normativa napoleonica sull'abolizione degli ordini religiosi, il convento fu soppresso. Chiesa e Convento sono stati restaurati nel 1996 per ospitare la riunione del Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Unione Europea, tenutosi nell'ambito del Semestre italiano di Presidenza.
ARCHITETTURE CIVILI
Palazzo del Principe
Il palazzo fu edificato nella seconda meta` del XVI secolo sui resti di una struttura medievale del '400. Nella zona nord del palazzo e` presente un fossato di una profondita` di quattro metri ricavato nella roccia e nel cortile sono presenti alcune fosse granarie. L'edificio si presenta con un'austera facciata costituita da un portale, sormontato dallo stemma dei Protonobilissimo che raffigura un dragone, e da finestre e balconi di gusto rinascimentale. Entrando attraverso l'androne che conduce al cortile e` possibile vedere, sotto il ponte di accesso, il fossato interrato al momento dell'ampliamento dell'edificio. Nel cortile, a sinistra, un breve tratto di viottolo con silos, relativo all'abitato quattrocentesco fu inglobato nel palazzo nel XVII secolo. Sempre nel cortile e` possibile leggere, grazie all'utilizzo di tipi di pietra diversi nella costruzione del pavimento moderno, l'andamento delle murature medievali emerse durante gli scavi archeologici. A sinistra del cortile si accede, attraverso un secondo ponte che scavalca il viottolo con i silos, alle stalle seicentesche che ospitano il "Museo del Borgo". Sul lato opposto, si entra nel palazzo vero e proprio tramite una porta monumentale sulla cui architrave e` riportata la data 1546. All'interno, nei tre vani principali del piano terra, i piu` antichi del palazzo, si possono distinguere sulle pareti le originarie disposizioni delle porte e delle finestre, lasciate a vista dopo i restauri del 2002. Dal cortile si accede nei sotterranei dove sono visibili enormi pile monolitiche in pietra leccese per la conservazione dell'olio, le finestre a bocca di lupo per la difesa del castello cinquecentesco e, infine, il vano delle carceri, ricco di graffiti ed incisioni lasciate dai prigionieri. Dal cortile si accede anche agli ambienti del piano nobile attraverso la scala monumentale seicentesca, coronata dallo stemma dei Protonobilissimo. In questo piano si trovano le camere del principe, della principessa e le sale da mensa e di rappresentanza. Attualmente l'edificio, e` in parte destinato a sede comunale, per il resto viene utilizzato come contenitore culturale. Alcune stanze ospitano il museo che raccoglie reperti medievali e quelli provenienti dall'antica citta` messapica, qui esistita fra il IV e il II secolo a.C.

PALAZZI
Via Brongo oggi via Isonzo
Palazzo dei Bevilacqua
Palazzo Ferramosca-De Pascalis
Palazzo Aprile-Traversa
Via Collina oggi via Vittorio Veneto
Palazzo Marotta
Via Pozzodonde oggi via Garibaldi
Palazzo Dragonetti
Largo Onofrio
Palazzo dei Milanese
Piazzetta Savoia
Palazzo Negri sec. XVIII

CORTI
Via Salentina
Corte Fiore oggi (Carluccio)
Corte Portapannocchia
Via Galliano
Corte Spano
Via Vittorio Veneto
Corte Vico Coldilana
SITI ARCHEOLOGICI
Mura messapiche
Poco si conosce di quella che doveva essere una delle piu` dinamiche e floride citta` messapiche del Salento. L'attuale nome della cittadina si deve, con molta probabilita`, alla cinta muraria che i Messapi costruirono come fortificazione alla loro citta`. La cinta, lunga quasi quattro chilometri, delimitava un'area di 107 ettari e risulta essere inferiore solo a quella della citta` di Ugento. A causa dell'espansione urbanistica, nei primi anni del Novecento, i resti della messapica cinta muraria furono in gran parte distrutti o utilizzati per la costruzione di muretti a secco e piccoli edifici di campagna. Tuttavia, sono ben visibili alcuni tratti, di cui il piu` lungo e` quello di nord-est (circa 840 metri) che comprende la porta nord, resa visibile dopo gli scavi effettuati nella seconda meta` del secolo scorso. Altri tratti hanno una lunghezza di 500 e 40 metri. Nel corso delle campagne di scavo eseguite tra il 1986 e il 1992, si e` scoperto inoltre che il sistema di fortificazione non era costituito da un'unica cinta muraria. Gli scavi effettuati hanno riportato alla luce tre muri di cinta concentrici; (prima cinta - larg. 5 m), (seconda cinta - larg. 3 m), (terza cinta - larg. 3,60 m). I resti che si possono ammirare oggi, sono dunque i resti della terza cinta muraria, quella piu` esterna. In totale, lo spazio interessato dalle mura di fortificazione e` di circa 16 metri. La data di edificazione di tali mura non e` ben conosciuta. Al momento l'unico dato certo e` che la prima sia precedente al 300 a.C. e che le altre siano posteriori.
NOCIGLIA
ANALISI DEL CONTESTO URBANO
Il paese di Nociglia e` caratterizzato da un nucleo originario di antica costruzione, denominato "il casale", che ingloba la torre cinquecentesca, il Palazzo Baronale e le costruzioni piu` antiche che, sorgendo attorno ad essi ad anello, hanno determinato un ampio cortile. Allʼesterno del Casale, seguendo idealmente un andamento sempre circolare, si sono sviluppate le corti storiche dellʼantico abitato di Nociglia: raggruppamenti di abitazioni modeste intorno a piccoli cortili, punto di connessione tra la vita privata e quella sociale, direttamente in relazione con la viabilita` pubblica. Il tessuto edilizio successivamente si e` sviluppato lungo la direttrice nord-ovest, tramite una fitta maglia di insediamenti ad isolato, contraddistinti da costruzioni ad uno o due piani, in prossimita` del centro storico e frammentandosi verso le periferie, dove sono ben definite solo alcune porzioni delle aree sorte a seguito di lottizzazioni private e degli insediamenti di edilizia economica-popolare. Marginale e scollegata, rispetto al centro abitato, e` lʼarea degli insediamenti produttivi, che sorge ad ovest lungo la S.P. Nociglia-Supersano. La rete della viabilita` e` costituta da: via Risorgimento poi via Vittorio Emanuele, che rappresenta lʼarteria principale del paese, sulla quale sorgono gli edifici ed i luoghi piu` rappresentativi dellʼabitato (il Palazzo Municipale, la Chiesa di San Nicola, il Palazzo Baronale, lʼantica chiesetta della Madonna dellʼItri) e che attraversa Nociglia in direzione est-nord; da via Circonvallazione poi via On. L. Manfredi, che limita il paese in direzione nord-est-sud. Accanto ad esse si colloca la viabilita` sovra_ comunale, quale la S.S. 275 Maglie-S. Maria di Leuca, che corre parallela al centro abitato in direzione nord-sud, la S.P. 86 Supersano-Nociglia che si innesta in direzione ovest-est, la S.P. 159 Nociglia-Poggiardo in direzione estovest e la S.P. 82 Surano-Nociglia in direzione est-nord. Lo sviluppo urbanistico della "citta`" in direzione nord-est ha garantito la conservazione delle "campagna" verso ovest, dove si estende la maggiore porzione del territorio rurale di Nociglia. Dopo una estesa fascia di appezzamenti coltivati, intercalati da aree incolte, aree destinate alle attrezzature sportive e dalla zona PIP, che corre parallela alla S.S. 275, in direzione nord-sud, la maggior parte del territorio e` interessato da uliveti che si estendono a perdita dʼocchio verso la serra.
ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
La vita "sociale" nocigliese, a parte quella quotidiana ed abitudinaria degli abitanti, che popola i luoghi "eletti" ad ospitarla, (il porticato ed il piazzale del Palazzo Baronale e piazza Episcopo nel centro storico e piazza A. Moro, ai margini dello stesso), risente molto della stagionalita`. Le associazioni culturali e sportive presenti e le amministrazioni comunali in carica, infatti, si impegnano ad attivare le iniziative culturali, sociali, sportive etc., solo in coincidenza della stagione estiva o delle feste padronali o, ancor peggio, in occasione del bisogno. Non esiste cioe` una continuita` dʼazione, che permetta al paese di poter contare su una consolidata rete di servizi ed iniziative, in grado di ufficializzarsi, progredire e confrontarsi con altre realta` sovra comunali. Cio` fa si che non esista una biblioteca, unʼoratorio, un centro culturale, centri di aggregazione, circoli culturali e le stesse associazioni operano sul territorio comunale in modo antagonista, completamente scollegate le une dalla altre. Non esistono luoghi della vita sociale giovanile, femminile, infantile. La stessa situazione contraddistingue la realta` economica, costituita da piccoli esercizi commercialiartigianali, distribuiti in modo sparso nellʼabitato, completamente assenti nel centro storico (a parte qualche bar) e scollegati gli uni dagli altri, per niente protagonisti di iniziative di interesse comune: non esistono a Nociglia associazioni di commercianti, comitati rappresentativi degli stessi, etc.
ANALISI DEL CONTESTO URBANO
Con oltre 12.75 chilometri quadrati, il territorio comunale di Sanarica presenta un assetto morfologico variabile compreso tra gli 70 e i 110 metri s.l.m.. Confina a nord con il comune di Muro Leccese, a est con il comune di Giuggianello, a sud-est con il comune di Poggiardo, a sud con il comune di San Cassiano, a sud-ovest con il comune di Botrugno, a ovest con il comune di Scorrano. Dista 35 chilometri dal capoluogo Lecce. Il territorio si caratterizza per la presenza di doline, in genere di piccole dimensioni, dal contorno molto sfumato e poco incise, la cui origine va ricondotta alla dissoluzione del calcare ad opera dell'acqua. Le esigue dimensioni delle forme sono in relazione alla breve durata del ciclo carsico, che si svolge in complessi di limitata potenza e di recente eta`. Solo una delle suddette forme carsiche, denominata Conca Sant'Angelo, ha avuto un notevole sviluppo fino al crollo della volta, per la diffusa presenza dei condotti carsici, che conferiscono elevate capacita` di assorbimento Si sviluppa irregolarmente in corrispondenza di un nodo di strade vicinali; la piazza principale si trova in posizione eccentrica, nella parte settentrionale dellʼabitato. In forma radiale rispetto al nucleo antico, lʼabitato si e` sviluppato inizialmente lungo gli assi stradali verso i centri abitati dei Comuni confinanti. Tutto il territorio comunale e` sostanzialmente dotato delle urbanizzazioni primarie. Il nucleo antico in alcuni tratti presenta ancora abitazioni in condizioni di degrado ed abbandono. Sanarica nasce probabilmente ad opera di alcuni sopravvissuti alla distruzione di Muro Leccese, andata distrutta nei secoli IX e X. Fece successivamente parte del Principato di Taranto, dagli Orsini del Balzo passo` ai d'Aragona che ne affidarono il feudo ai Lubelli e poi ai Basurto, i quali ultimi lo mantennero sino al 1806, data di abolizione della feudalita`. Sanarica, secondo gli scritti dello storico Cosimo De Giorgi, e` "un piccolo paese che si stende in parte lungo la via provinciale da Muro a Poggiardo, ed in parte si slarga a sinistra della medesima nella direzione di Giuggianello. La pianta dello abitato e` piuttosto regolare. L'antico castello e palazzo ducale resta quasi nel centro del paese". Le origini del paese risalgono, presumibilmente, fra il IX e il X secolo d.C. ad opera di un manipolo di scampati alla distruzione di Muro Leccese, attuata dai Saraceni. I profughi muresi si dispersero nel territorio circostante sviluppando altri nuovi centri abitati: Giuggianello, San Cassiano, ecc. Ben presto tra questi paesi nacquero delle controversie soprattutto per i confini territoriali, che furono risolte da Giovanni Antonio Orsini Del Balzo. Questi, non solo defini` d'imperio i confini tra i vari casali, ma per renderli visibili fece costruire delle torri al limite di ogni feudo. Probabilmente e` questa circostanza a determinare la scelta dello stemma rappresentato da cinque torri. Il paese conserva tracce della presenza sia dei Messapi che dei Bizantini. Venne distrutto piu` volte nel corso dei secoli; fece parte del Principato di Taranto, poi dagli Orsini del Balzo passo` ai d'Aragona che ne affidarono il feudo ai Lubelli ed infine ai Basurto. Questi lo detennero sino al 1806, data di eversione della feudalita`.
MONUMENTI E LUOGHI D'INTERESSE
Chiesa Madre della Madonna Assunta
La chiesa madre della Madonna Assunta venne edificata tra il 1605 e il 1611. La facciata, in conci di pietra leccese, e` inquadrata da due robuste paraste e si conclude con un frontone mistilineo. Cripta basiliana dell'Assunta La cripta basiliana dell'Assunta, interamente scavata nella roccia, si trova sotto la chiesa madre. Per lungo tempo rimasta interrata.
Santuario della Madonna delle Grazie
Nel Catasto Onciario del 1749 e` presente la Chiesa della Madonna della Reuma e della Sciatica. Attraverso gli anni il luogo sacro e` stato intitolato alla Madonna delle Grazie. La tradizione fa risalire al 1300 l'origine dell'attuale Santuario che, nel 1712, fu rifatto, ampliato e inaugurato nel 1716, come si evince dall'iscrizione presente sul frontone. La facciata tripartita, in conci di pietra leccese con fregio superiore e acroterio, e` in stile barocco. La porta principale e` sormontata dalla statua della Madonna delle Grazie.
Chiesa dell'Annunziata
La Chiesa dell'Annunziata e` stata fondata nel 1620 dalla Confraternita dell'Assunta, creando un tutt'uno con la preesistente chiesa di San Basilio Vescovo.
Chiesa di San Salvatore
La chiesa di San Salvatore, risalente all'XI secolo, ha un impianto basilicale con tre navate terminanti in altrettanti absidi. Attualmente e` patrimonio del Comune, ma nello Stato di Sezione del 1815 era di proprieta` della Duchessina di Sanarica.
Cappella di San Domenico
La cappella di San Domenico, con facciata cuspidata, risale al 1638 come riporta la data incisa sull'architrave della porta d'ingresso Cappella di Santa Maria di Pompignano La cappella di Santa Maria di Pompignano e` una chiesa rurale risalente al XIV secolo e in parte crollata.
Palazzo Ducale
Il Palazzo Ducale risale al XVI secolo come documenta l'iscrizione presente sul portone d'ingresso: Domnus Annobal Resta saranocensis hanc AEDOCULAM ... POSTEROSQUE SUOS AERE SUO VOVENS A FUNDAMENTOS EREXOT 1559. E` sorto sul sito di un castello quattrocentesco circondato e difeso da un fossato, oggi convertito in agrumeto e in parte colmato. Dell'antico edificio rimangono le cortine ai cui vertici sono ancora visibili due dei quattro torrioni angolari superstiti. Nel corso del XVI e XVII secolo il maniero venne trasformato in residenza signorile.
ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Ponendo a confronto i dati del Censimento del 1861 fino al gennaio 2009, lʼandamento demografico del comune di Sanarica ha visto una tendenza crescente fino agli anni 70. Subisce in questi anni una fortissima contrazione, un calo pari quasi al 15% dovuto, quasi certamente ad una forte ondata di migrazione al Nord, allʼestero o verso centri che offrivano maggiori opportunita` di lavoro. Segue, poi, una graduale ripresa ed un nuovo calo nel censimento del 1991, poi ancora una leggera ripresa fino al 2009 dove la popolazione si attestata sui valori del 1950. Dai dati sul bilancio demografico si evince un tasso di mortalita` superiore al tasso di natalita` ed un flusso migratorio verso altri comuni maggiore del flusso di immigrazione. Con riferimento alla distribuzione colturale della superficie agricola utilizzata non si rilevano grossi scostamenti rispetto alla media dei paesi circostanti: un valore abbastanza elevato presenta la coltura dellʼolivo. L'orticoltura e` presente in misura conforme alla media,mentre cereali e vite sono coltivati in percentuale inferiore; cosi` come gli agrumi ed i fruttiferi. Lʼagricoltura presenta un basso grado di meccanizzazione ed ottimizzazione del raccolto (reti per raccolta olive, macchine raccoglitrici), che pertanto viene effettuato ancora con tecniche tradizionali. Le dimensioni alquanto ridotte delle unita` aziendali non sorprendono del fatto che un altro indicatore caratterizzante il gruppo e` l'incidenza di aziende agricole condotte a tempo parziale.
SANARICA
ANALISI DEL CONTESTO URBANO
Con oltre 12.75 chilometri quadrati, il territorio comunale di Sanarica presenta un assetto morfologico variabile compreso tra gli 70 e i 110 metri s.l.m.. Confina a nord con il comune di Muro Leccese, a est con il comune di Giuggianello, a sud-est con il comune di Poggiardo, a sud con il comune di San Cassiano, a sud-ovest con il comune di Botrugno, a ovest con il comune di Scorrano. Dista 35 chilometri dal capoluogo Lecce. Il territorio si caratterizza per la presenza di doline, in genere di piccole dimensioni, dal contorno molto sfumato e poco incise, la cui origine va ricondotta alla dissoluzione del calcare ad opera dell'acqua. Le esigue dimensioni delle forme sono in relazione alla breve durata del ciclo carsico, che si svolge in complessi di limitata potenza e di recente eta`. Solo una delle suddette forme carsiche, denominata Conca Sant'Angelo, ha avuto un notevole sviluppo fino al crollo della volta, per la diffusa presenza dei condotti carsici, che conferiscono elevate capacita` di assorbimento Si sviluppa irregolarmente in corrispondenza di un nodo di strade vicinali; la piazza principale si trova in posizione eccentrica, nella parte settentrionale dellʼabitato. In forma radiale rispetto al nucleo antico, lʼabitato si e` sviluppato inizialmente lungo gli assi stradali verso i centri abitati dei Comuni confinanti. Tutto il territorio comunale e` sostanzialmente dotato delle urbanizzazioni primarie. Il nucleo antico in alcuni tratti presenta ancora abitazioni in condizioni di degrado ed abbandono. Sanarica nasce probabilmente ad opera di alcuni sopravvissuti alla distruzione di Muro Leccese, andata distrutta nei secoli IX e X. Fece successivamente parte del Principato di Taranto, dagli Orsini del Balzo passo` ai d'Aragona che ne affidarono il feudo ai Lubelli e poi ai Basurto, i quali ultimi lo mantennero sino al 1806, data di abolizione della feudalita`. Sanarica, secondo gli scritti dello storico Cosimo De Giorgi, e` "un piccolo paese che si stende in parte lungo la via provinciale da Muro a Poggiardo, ed in parte si slarga a sinistra della medesima nella direzione di Giuggianello. La pianta dello abitato e` piuttosto regolare. L'antico castello e palazzo ducale resta quasi nel centro del paese". Le origini del paese risalgono, presumibilmente, fra il IX e il X secolo d.C. ad opera di un manipolo di scampati alla distruzione di Muro Leccese, attuata dai Saraceni. I profughi muresi si dispersero nel territorio circostante sviluppando altri nuovi centri abitati: Giuggianello, San Cassiano, ecc. Ben presto tra questi paesi nacquero delle controversie soprattutto per i confini territoriali, che furono risolte da Giovanni Antonio Orsini Del Balzo. Questi, non solo defini` d'imperio i confini tra i vari casali, ma per renderli visibili fece costruire delle torri al limite di ogni feudo. Probabilmente e` questa circostanza a determinare la scelta dello stemma rappresentato da cinque torri. Il paese conserva tracce della presenza sia dei Messapi che dei Bizantini. Venne distrutto piu` volte nel corso dei secoli; fece parte del Principato di Taranto, poi dagli Orsini del Balzo passo` ai d'Aragona che ne affidarono il feudo ai Lubelli ed infine ai Basurto. Questi lo detennero sino al 1806, data di eversione della feudalita`.
MONUMENTI E LUOGHI D'INTERESSE
Chiesa Madre della Madonna Assunta
La chiesa madre della Madonna Assunta venne edificata tra il 1605 e il 1611. La facciata, in conci di pietra leccese, e` inquadrata da due robuste paraste e si conclude con un frontone mistilineo. Cripta basiliana dell'Assunta La cripta basiliana dell'Assunta, interamente scavata nella roccia, si trova sotto la chiesa madre. Per lungo tempo rimasta interrata.
Santuario della Madonna delle Grazie
Nel Catasto Onciario del 1749 e` presente la Chiesa della Madonna della Reuma e della Sciatica. Attraverso gli anni il luogo sacro e` stato intitolato alla Madonna delle Grazie. La tradizione fa risalire al 1300 l'origine dell'attuale Santuario che, nel 1712, fu rifatto, ampliato e inaugurato nel 1716, come si evince dall'iscrizione presente sul frontone. La facciata tripartita, in conci di pietra leccese con fregio superiore e acroterio, e` in stile barocco. La porta principale e` sormontata dalla statua della Madonna delle Grazie.
Chiesa dell'Annunziata
La Chiesa dell'Annunziata e` stata fondata nel 1620 dalla Confraternita dell'Assunta, creando un tutt'uno con la preesistente chiesa di San Basilio Vescovo
Chiesa di San Salvatore
La chiesa di San Salvatore, risalente all'XI secolo, ha un impianto basilicale con tre navate terminanti in altrettanti absidi. Attualmente e` patrimonio del Comune, ma nello Stato di Sezione del 1815 era di proprieta` della Duchessina di Sanarica.
Cappella di San Domenico
La cappella di San Domenico, con facciata cuspidata, risale al 1638 come riporta la data incisa sull'architrave della porta d'ingresso Cappella di Santa Maria di Pompignano La cappella di Santa Maria di Pompignano e` una chiesa rurale risalente al XIV secolo e in parte crollata.
Palazzo Ducale
Il Palazzo Ducale risale al XVI secolo come documenta l'iscrizione presente sul portone d'ingresso: Domnus Annobal Resta saranocensis hanc AEDOCULAM ... POSTEROSQUE SUOS AERE SUO VOVENS A FUNDAMENTOS EREXOT 1559. E` sorto sul sito di un castello quattrocentesco circondato e difeso da un fossato, oggi convertito in agrumeto e in parte colmato. Dell'antico edificio rimangono le cortine ai cui vertici sono ancora visibili due dei quattro torrioni angolari superstiti. Nel corso del XVI e XVII secolo il maniero venne trasformato in residenza signorile.
ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Ponendo a confronto i dati del Censimento del 1861 fino al gennaio 2009, lʼandamento demografico del comune di Sanarica ha visto una tendenza crescente fino agli anni 70. Subisce in questi anni una fortissima contrazione, un calo pari quasi al 15% dovuto, quasi certamente ad una forte ondata di migrazione al Nord, allʼestero o verso centri che offrivano maggiori opportunita` di lavoro. Segue, poi, una graduale ripresa ed un nuovo calo nel censimento del 1991, poi ancora una leggera ripresa fino al 2009 dove la popolazione si attestata sui valori del 1950. Dai dati sul bilancio demografico si evince un tasso di mortalita` superiore al tasso di natalita` ed un flusso migratorio verso altri comuni maggiore del flusso di immigrazione. Con riferimento alla distribuzione colturale della superficie agricola utilizzata non si rilevano grossi scostamenti rispetto alla media dei paesi circostanti: un valore abbastanza elevato presenta la coltura dellʼolivo. L'orticoltura e` presente in misura conforme alla media,mentre cereali e vite sono coltivati in percentuale inferiore; cosi` come gli agrumi ed i fruttiferi. Lʼagricoltura presenta un basso grado di meccanizzazione ed ottimizzazione del raccolto (reti per raccolta olive, macchine raccoglitrici), che pertanto viene effettuato ancora con tecniche tradizionali. Le dimensioni alquanto ridotte delle unita` aziendali non sorprendono del fatto che un altro indicatore caratterizzante il gruppo e` l'incidenza di aziende agricole condotte a tempo parziale.
SAN CASSIANO
ANALISI DEL CONTESTO URBANO
Il paese di Nociglia e` caratterizzato da un nucleo originario di antica costruzione, denominato "il casale", che ingloba la torre cinquecentesca, il Palazzo Baronale e le costruzioni piu` antiche che, sorgendo attorno ad essi ad anello, hanno determinato un ampio cortile. Allʼesterno del Casale, seguendo idealmente un andamento sempre circolare, si sono sviluppate le corti storiche dellʼantico abitato di Nociglia: raggruppamenti di abitazioni modeste intorno a piccoli cortili, punto di connessione tra la vita privata e quella sociale, direttamente in relazione con la viabilita` pubblica. Il tessuto edilizio successivamente si e` sviluppato lungo la direttrice nord-ovest, tramite una fitta maglia di insediamenti ad isolato, contraddistinti da costruzioni ad uno o due piani, in prossimita` del centro storico e frammentandosi verso le periferie, dove sono ben definite solo alcune porzioni delle aree sorte a seguito di lottizzazioni private e degli insediamenti di edilizia economica-popolare. Marginale e scollegata, rispetto al centro abitato, e` lʼarea degli insediamenti produttivi, che sorge ad ovest lungo la S.P. Nociglia-Supersano. La rete della viabilita` e` costituta da: via Risorgimento poi via Vittorio Emanuele, che rappresenta lʼarteria principale del paese, sulla quale sorgono gli edifici ed i luoghi piu` rappresentativi dellʼabitato (il Palazzo Municipale, la Chiesa di San Nicola, il Palazzo Baronale, lʼantica chiesetta della Madonna dellʼItri) e che attraversa Nociglia in direzione est-nord; da via Circonvallazione poi via On. L. Manfredi, che limita il paese in direzione nord-est-sud. Accanto ad esse si colloca la viabilita` sovra_ comunale, quale la S.S. 275 Maglie-S. Maria di Leuca, che corre parallela al centro abitato in direzione nord-sud, la S.P. 86 Supersano-Nociglia che si innesta in direzione ovest-est, la S.P. 159 Nociglia-Poggiardo in direzione estovest e la S.P. 82 Surano-Nociglia in direzione est-nord. Lo sviluppo urbanistico della "citta`" in direzione nord-est ha garantito la conservazione delle "campagna" verso ovest, dove si estende la maggiore porzione del territorio rurale di Nociglia. Dopo una estesa fascia di appezzamenti coltivati, intercalati da aree incolte, aree destinate alle attrezzature sportive e dalla zona PIP, che corre parallela alla S.S. 275, in direzione nord-sud, la maggior parte del territorio e` interessato da uliveti che si estendono a perdita dʼocchio verso la serra.
ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Lʼarea si caratterizza dal punto di vista economico per la marcata diffusione di piccola e piccolissima imprenditoria manifatturiera che ha contribuito alla formazione di un polo produttivo caratterizzato da attivita` legate alla produzione e trasformazione dei prodotti agricoli, attivita` artigianali e del settore terziario-turistico. La struttura dimensionale delle imprese manifatturiere operanti nellʼarea e` caratterizzata da micro-unita` produttive che da anni registrano una crisi derivante principalmente dal settore agricolo, da un turismo di tipo stagionale e concentrato prevalentemente sulle coste e infine da un sistema inadeguato di interconnessione modale tra i diversi sistemi esistenti. Il contesto sociale, e` caratterizzato dal fenomeno di invecchiamento della popolazione pari nel 2010 al 200,4% con unʼeta` media pari a 44,9 anni dove il problema della disoccupazione e` avvertito non solo tra i giovani, ma cosa ben piu` grave anche tra le persone di mezza eta`. Da questa analisi risulta necessaria una forte spinta alla riconversione di un settore importante come quello dellʼagricoltura verso una connotazione multifunzionale capace di costruire nuove sinergie con i settori ad essa connessi come quello del turismo e dei servizi. Eʼ evidente che tale fenomeno costituisce un elemento comune a tutte le realta` appartenenti allo stesso contesto geografico ne consegue che una politica comune nelle strategie degli stessi diventa necessaria. In questo senso lʼarea dei Paduli diventa unʼopportunita`.
ANALISI DEL CONTESTO URBANO
Scorrano e` posto in posizione centrale nel territorio della Provincia di Lecce sia rispetto allʼasse di collegamento Nord-Sud che rispetto a quello Est-Ovest. Facilmente raggiungibile grazie alla strada statale 275, principale arteria di collegamento con il Capo di Leuca, che lo attraversa fu nellʼantichita` il centro fortificato di presidio dellʼantica strada che collegava i due porti di Otranto e di Gallipoli. Il Comune di Scorrano si e` nel corso degli anni sviluppato intorno al nucleo centrale costituito dal Centro Storico. Il Centro Storico si caratterizza con una fisionomia circolare il cui perimetro e` rappresentato dalla cinta muraria di cui restano una parte e una delle quattro porte. Lʼinterno vede il districarsi della rete viaria con la tipica impostazione del Castrum romano e le su strade perpendicolari lʼuna allʼaltra che disegnano le diverse insulae. Il tutto con un percorso stradale circolare che costeggia la cinta muraria. Scorrano trae origine in epoca romana, ma la sua conformazione e` tipicamente medioevale e richiama elementi classici dellʼarchitettura militare. In prossimita` della cinta muraria, in posizione Nord occidentale si colloca un borgo antico che, intorno alla presenza di un complesso religioso, unisce presenze caratterizzanti un antico sito produttivo. Oggi il Borgo viene identificato come degli Agostiniani percheÅL cosi` viene denominato un antico Convento che in realta`, nato intorno ad una piccola chiesa del 1200, ha origine nel 1400 come Convento di San Francesco e solo alla fine del 1700 diventa degli Agostiniani. Qui troviamo ben 5 frantoi Ipogei, un complesso di cisterne e depositi e alcune cave dalle quali e` stata ricavata la cosiddetta pietra di Scorrano anticamente molto utilizzata. Il patrimonio storico artistico caratterizza questo Borgo antico che oggi riprende a vivere grazie ad una serie di interventi di recupero che hanno consentito di riaprire al culto la Chiesa del 1700, individuata come uno dei piu` bei esempi di Barocco povero, di riportare visitatori allʼinterno del convento e che restituiranno alla Comunita` un complesso situato tra Chiesa e Convento da tempo abbandonato. Il paese si e` esteso mantenendo la caratteristica dei rioni segnati da strade perpendicolari e nel tempo ha ampliato la sua dimensione senza perdere il punto di riferimento rappresentato dal suo centro dove insistono tutti i servizi iniziando dalla sede municipale. Lo sviluppo non ha penalizzato lo spazio ma ha certamente risentito della tendenza a guardare allʼantico nucleo come la parte del comune quasi obbligata ad ospitare i servizi. In sintesi possiamo dire che la criticita` piu` significativa e` rappresentata dallʼampliamento sviluppatosi negli anni cinquanta e sessanta durante i quali le civili abitazioni si sono sviluppate una dopo lʼaltra senza la previsione di aree a verde. Oggi una azione di recupero delle periferie mediante la sistemazione di strutture sportive e interventi di sistemazione della rete viaria e di arredo urbano ha accorciato le distanze tra le diverse zone dellʼabitato scorranese creando le premesse per una maggiore mobilita` dei cittadini tra i vari quartieri. Elemento di criticita` sotto questo aspetto e` la mancanza di reti di comunicazione che facilitino e rendano gradevoli questi spostamenti. Il territorio circostante il Paese, anticamente occupato da un grande bosco, chiamato Bosco di Belvedere, attualmente registra la presenza di estesi uliveti secolari allʼinterno dei quali spiccano le alte querce di boschi che ricordano lʼantica fisionomia del paesaggio. Particolare e` il sistema di canali naturali che convogliano le acque piovane in grandi "Vore" situate lungo il loro percorso allʼinterno di unʼarea che proprio per la forte presenza di acqua prende il nome di "Paduli". Spiccano allʼinterno dellʼarea rurale una ex discarica denominata "La Favorita" oggetto di un intervento di bonifica che la vede trasformata in parco e una cava per la quale e` in corso di realizzazione un intervento di recupero. Cio` contribuira` a valorizzare quella parte del territorio comunale che gia` vede la presenza di moltissimi frequentatori e che grazie alle aree attrezzate di questi due siti potra` attirare un numero maggiore di presenze e offrire adeguati servizi. Anche la campagna scorranese necessiterebbe di interventi infrastrutturali per una sua migliore fruizione, soprattutto in considerazione delle bellezze paesaggistiche, ambientali, di flora e fauna che puo` offrire.
SCORRANO
ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Il Comune di Scorrano ha sempre visto poggiare la sua economia sulla attivita` agricola e su alcuni settori dellʼartigianato. Particolarmente importante la tradizione della attivita` edilizia che nel passato ha espresso eccellenze nellʼutilizzo della pietra locale ed oggi vede la presenza di numerose imprese artigiane in tutti i settori collegati alla realizzazione di immobili. Rilevante, anche a livello internazionale, e` il lavoro degli "Operai delle Luminarie" che esportano questa espressione del nostro artigianato artistico nei paesi piu` lontani, ad oriente ed occidente, riscuotendo grande successo e contribuendo alla valorizzazione del prodotto italiano. Lʼagricoltura non si e` mai completamente modernizzata ed ha il grosso limite di non aver fatto il salto di qualita` verso la commercializzazione dei prodotti. Solo oggi si avverte un accenno di spirito di iniziativa imprenditoriale e questo rappresenta un altro degli aspetti negativi che hanno rallentato lo sviluppo economico. Sul piano sociale si registrano problemi direttamente collegati allo sviluppo economico ed una certa difficolta` delle nuove generazioni a trovare prospettive per il futuro. Lʼincremento demografico e` il mantenimento di una popolazione abbastanza giovane sono il segno, pero`, di un paese che se pur lentamente continua a crescere e vede con soddisfazione una classe di giovani professionisti particolarmente attiva e dinamica. Anche per questo i processi di valorizzazione delle potenzialita` del territorio e di ogni forma di rete e collegamento possono trovare terreno fertile a Scorrano e contribuire ad un percorso di implementazione della ricchezza di tutta lʼarea territoriale allʼinterno della quale Scorrano insiste.
SUPERSANO
ANALISI DEL CONTESTO URBANO
Il comune di Supersano e` un paese della provincia di Lecce ed e` situato nella fascia di comuni denominata "Area dei Paduli" del Sud Salento e conta circa 4.500 abitanti. Il paese necessita di un riordino degli aspetti ambientali, economici e infrastrutturali, poicheÅL si presenta suddiviso sostanzialmente su tre fasce: la prima spalmata sul centro piu` antico e storico, la seconda sulle zone contermini urbanizzate, la terza sulla Serra. Allʼinterno di ogni fascia si riconoscono le diverse densita` edilizie, andando dai tessuti urbani piu` compatti, fino alle zone esterne molto diradate , ma aggredite da un abusivismo difficilmente controllabile, compromettendo di fatto quellʼequilibrio ambientale, geomorfologico ed idraulico fra il paese che si trova a valle, la Serra con la sua peculiarita` vegetazionale e la zona a monte in direzione Casarano. Gran parte della popolazione si sposta durante lʼestate o sulle marine o nelle seconde case in campagna determinando un consumo intenso del territorio, allargando quel disagio SOCIALE che e` uno dei fattori indotti della condizione urbana. Eʼ chiaro che le risposte a tali problematiche non possono arrivare dalle singole amministrazioni locali ed e` per questo motivo che e` stato attivato un nuovo modello di "Governance Territoriale", quali ad esempio Area Vasta, Unioni dei Comuni o raggruppamenti fra comuni in modo da comprendere una popolazione complessiva piu` ampia e in base a dei progetti comuni legati da affinita` strategiche, finalizzando tale sforzo ad un aumento della competitivita` territoriale. In questa ottica pone le sue basi lʼidea di aggregarsi intorno ad una idea forte quale: "Il Parco dei Paduli". Tale parco avra` il compito di : -Elevare la qualita` dei sistemi ambientali; -Elevare la qualita` dei sistemi abitativi urbani e del mondo rurale; -Elevare le opportunita` di "Fruizione" dei beni paesaggistici interni, integrati con il sistema costiero, e dei beni riguardanti tutto il patrimonio culturale, storico e artistico del quale la Puglia e` ricchissima.
ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Il comune di Supersano, fondamentalmente basato sullʼagricoltura e su una cultura contadina, ha subito un dirottamento sul settore Terziario con la conseguente trasformazione sociale ed economica verso un tipo di societa` ispirato a modelli consumistici ed individualistici, dove il problema della disoccupazione e` avvertito non solo tra i giovani ma cosa ben piu` grave anche tra le persone di mezza eta`. La trasformazione della famiglia verso una struttura di tipo nucleare e la donna sempre piu` proiettata verso il mondo del lavoro, fa si` che non riesca piu` ad assolvere pienamente alle prerogative di moglie e madre. In tale contesto si producono fenomeni di marginalizzazione e di disagio soprattutto per quelle fasce di popolazione piu` fragili. Su una popolazione di circa 4.520 abitanti il tasso di Disoccupazione si attesta al 27.00%, n. 1.051 sono Invalidi Civili , di cui n. 14 Minori. I portatori di handicap sono n. 16. Per cio` che attiene alle attivita` artigianali, fino a qualche anno fa` era trainante il settore Calzaturiero e lʼintero indotto legato ad esso e cioe` accessori metallici, fibbie ,bottoni, cerniere e quantʼaltro. Oggi, con la crisi del Settore, la maggior parte delle aziende ha ridotto il personale ed in alcuni casi chiuso lʼattivita`. Le altre situazioni sono legate per lo piu` a conduzione familiare ed investono tutti i campi e settori piu` diffusi in queste piccole comunita`, quali imprese agricole e di piccola trasformazione alimentare, imprese di abbigliamento in particolare per la creazione di abiti da sposa ed infine tutto il settore legato allʼEdilizia dai movimenti terra alla costruzione, dagli impiantisti agli intonacatori e pavimentisti, falegnami, fabbri, imbianchini ecc. Anche questʼultimo settore pero` e` stato fortemente ridimensionato dalla crisi economica che investe tutto il Mezzogiorno dʼItalia. Da questa analisi risulta necessario una spinta alla collaborazione e compartecipazione a quei fattori di criticita` comuni a tutte le amministrazioni di questa area geografica per addivenire a dei progetti integrati e di sviluppo per lʼintera fascia dei Paduli.
SURANO
ANALISI DEL CONTESTO URBANO
Cio` che salta subito allʼocchio da unʼanalisi del territorio del Comune di Surano e` che degli 885 Ha di territorio comunale oltre 238 Ha sono impegnati dallʼarea P.I.P. con un rapporto area PIP/abitante tra le piu` grandi dʼItalia. Tale area e` nata quasi spontaneamente attorno allʼimportante asse viario della S.S. 275 e solo recentemente e` stato redatto un piano per, in qualche modo, "riordinare" tale area ed organizzarla programmando una serie di infrastrutture a servizio dellʼarea stessa. Pur se tale area e` sul territorio di Surano, la sua posizione geografica ha fatto confluire gli imprenditori di tutti i comuni limitrofi. La vocazione principale dei cittadini suranesi sicuramente non e` mai stata quella imprenditoriale ma, almeno fino a qualche decennio fa, era quella agricola. Il centro urbano di Surano si trova a circa un chilometro da tale importante asse viario industriale– commerciale e si collega ad esso con la strada provinciale Surano – Torre Paduli, strada che assieme alle vie vicinali "Murta" e la via "vecchio cimitero" collegava il centro urbano ai terreni agricoli che si trovavano al di la` dellʼattuale Statale ed alle masserie, ormai abbandonate, presenti in quellʼarea ed ovviamente ai fertili terreni bonificati dei "paduli". Oltre la statale si trova anche il vecchio cimitero di Surano con la sua Cappella della Madonna del Piano o di Leuca (e detta anche di S. Antonio). Tale cappella e relativo cimitero si trovano sulla vecchia via che i pellegrini percorrevano, nei secoli scorsi, per giungere al santuario di Leuca. Lʼasse viario principale del centro urbano e` la via S. Rocco che taglia in due il paese partendo dalla Cappella di S. Rocco con la cripta, dove tale strada si dirama per proseguire per Poggiardo e Spongano, passando davanti alle due chiese del paese, per la piazza principale del paese e continuando (cambiando nome da via Roma a via Marconi) fino ad uscire dallʼaltro lato dellʼabitato in direzione vecchio cimitero e Torre Paduli. Il centro storico del paese non e` molto esteso e si dirama dalla piazza principale che continua a chiamarsi "Piazza Municipio" anche se il municipio da oltre quindici anni si e` trasferito in altra sede. Oltre alle due chiese, matrice e della confraternita, il "Palazzo Galati" che circonda la piazza su due lati e` una delle piu` importanti e antiche testimonianze architettoniche del centro storico con i suoi volumi e le sue cortine, e mostra la complessa stratificazione che almeno dal Cinquecento ha interessato questa parte di Surano; ben riconoscibile e` ancora, in prossimita` della piazza, una torre difensiva, con tanto di caditoie sommitali, che va certamente relazionata con l'originario nucleo fortificato, ma che poi nei secoli successivi, una volta scemate le necessita` belliche, venne nobilitata dall'apposizione di un'aulica finestra a mostre modanate. La torre faceva parte di un sistema difensivo territoriale che, a partire dalla fine del Quattrocento, passando attraverso varie stagioni (quella aragonese 1480-1500; quella tra il 1520 e il 1550; quella successiva, fino alla fine del XVI secolo), ha interessato tutti i centri dell'immediato entroterra salentino, oltre alle linee costiere; non a caso, nei pressi di Surano, in localita` ÅsMasseria GrandeÅt, sempre nei pressi del succitato percorso che portava i pellegrini a Leuca, si eleva ancora oggi una torre difensiva strettamente relazionabile, dal punto di vista morfologico, a quella che sorge in prossimita` della piazza del Comune di Surano. Come tutti i centri storici anche Surano e vittima dellʼabbandono delle "vecchie case dei nonni" per una piu` comoda casa alla periferia del paese o in campagna con conseguente degrado del contesto. Il comune di Surano di recente ha portato a termine un progetto di riqualificazione della piazza e di alcune strade limitrofe ristrutturando anche il vecchio palazzo Comunale, creandone un centro di aggregazione sociale, e dando nuova vita a tale parte di paese. Tali lavori hanno stimolato coloro che avevano abitazioni prospicienti tali aree a ristrutturarle o stimolato lʼinteresse allʼacquisto per farci la propria abitazione o aprire nuove attivita`.
ANALISI DEL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Il contesto territoriale e socio economico del Paese in connessione con le dinamiche demografiche e i comportamenti dei soggetti economici (famiglie ed imprese) presenta un tessuto sociale poco integrato sotto diversi aspetti. Lʼutenza del territorio e` prevalentemente agricola, circa il 70% della popolazione residente, mentre il restante 20% svolge attivita` di tipo commerciale, artigianale, in minima parte, attivita` professionali e impiegatizie. Pur godendo di una buona zona industriale la dislocazione fisica della stessa, molto lontana dal centro abitato, non consente di portare miglioramenti in termini commerciali e sociali al centro urbano, in quanto i piccoli commercianti restano allʼombra della piccola realta` comunale e cio` porta, in assenza di prospettive futuristiche di lavoro ad una sempre maggiore migrazione verso i paesi del centro nord della popolazione giovanile, gia` di gran lunga inferiore rispetto ad un crescendo indice di vecchiaia. La carenza di strutture socio-culturali necessarie a favorire lo sviluppo della personalita` dellʼadolescente nelle sue diverse dimensioni e in modo particolare in quella psicofisica, la carenza di centri ricreativi, culturali, centri sportivi, biblioteche, dove il ragazzo possa trascorrere parte del tempo libero, demandando essenzialmente alla famiglia e alla scuola lʼintera responsabilita` ed onere della formazione, sviluppa tra i giovani un fenomeno di lassismo girovago incardinato dalla noia, dallʼimpossibilita` e dalla volonta` di poter gestire diversamente il tempo a disposizione, rendendo molto semplice la ricerca di effimeri brividi alternativi come alcool e droga.
ANALISI DEI PROBLEMI DI DEGRADO
Le Amministrazioni Comunali interessate, hanno avviato da tempo un processo di partecipazione pubblica attuato mediante azioni di coinvolgimento degli abitanti e dei portatori di interesse intorno a temi riguardanti il territorio in cui vivono, e hanno trovato fondamento nellʼorganizzazione di specifici laboratori urbani, di numerosi incontri di informazione e coinvolgimento e di somministrazione di un questionario. Obiettivo dei Laboratori e` stato quello di raccogliere le molteplici sollecitazioni creative di un territorio nonchè di individuare i temi emergenti dellʼarea, sia problematici che di valore, scaturiti dallʼespressione dei bisogni, desideri e aspettative degli abitanti. Dai laboratori inoltre sono emersi una prima ricognizione dellʼarea e delle sue problematiche, i temi di interesse e numerose azioni integrate di rigenerazione urbana. Peraltro i cittadini che hanno risposto al questionario hanno individuato le principali componenti del degrado che percepiscono, e segnalato quelli che ritengono essere gli interventi prioritari di riqualificazione dellʼarea interessata dal programma di rigenerazione. Gli esiti del processo di coinvolgimento con lʼemersione delle tematiche rilevanti, hanno contribuito a tracciare le linee guida per la definizione del programma di rigenerazione. Riguardo, quindi, allʼemersione dei principali problemi di degrado delle aree interessate dal programma di rigenerazione, si deve fare riferimento sia alle schede compilative che ogni tecnico comunale ha redatto ai fini della redazione dal presente Programma Integrato, sia a quanto emerso dai laboratori urbani, sia agli esiti del questionario diffuso tra gli abitanti.