| autore: Alessandro Cascini, Elena Bellini, Emanuela Bove, Giovanni Maini,Gisa Rubino |


Dopo tre giorni di esplorazioni ci incontriamo per colazione. Ancora assonnati discutiamo dell’interesse che ci ha portato a formare il gruppo e di quello che ci ha colpito in questi giorni nei Paduli. Economie locali, mercati diretti, filiera corta, gruppi di acquisto solidale, valorizzazione delle risorse locali, prodotti tipici, distretti di economia solidale. Ma anche disserbanti, pesticidi… contenitori di plastica che pendono dagli ulivi testimoni di un’agricoltura che talvolta/spesso poco guarda alla salvaguardia dell’ambiente e dell’uomo, alla possibilitá di creare senza danni e conseguenze, per custodire la bellezza di questa terra.
Tante realtà, sguardi, definizioni ed etichette apparentemente difficili da coniugare. (che in questo momento ci sembrano solamente paroloni. Capiamo che quello che vogliamo è solo giocare con le reti sociali, economiche, culturali e istituzionali dei Paduli. Immaginare come siano o possano mettersi in relazione per tessere sul territorio una trama.
Abbiamo solo tre giorni, cominciamo con un’incursione negli uffici del Comune di San Cassiano, parlando con i funzionari. Scrutiamo le mappe e conversiamo con chiunque passeggi in paese.
Come facciamo a visualizzare la rete e a coinvolgere gli abitanti dei Paduli? Ci vengono in mente fili, colori, chiodi e un tabellone. Un gioco molto comune, che chiunque ha provato. Con le mappe, i colori e qualche idea in tasca andiamo a trovare Giuseppe nella sua masseria. Siamo circondati da oliveti secolar ed è quindi naturale cominciare la nostra ricerca cercando di ricostruire la filiera agricola. Giuseppe ci racconta quali sono i suoi punti di riferimento territoriali, il frantoio, i luoghi in cui vende i suoi prodotti e anche quelli che frequenta nella vita quotidiana. Il suo è uno sguardo attento ed appassionato alla sua terra. Incontriamo altri olivicoltori, le mappe si riempiono di colori, linee e disegni. Tesseretrame è il nome che nasce spontaneo per il nostro gruppo. Anche le nostre esperienze personali si stanno intrecciando con quelle dei Paduli, ognuno di noi ha la propria prospettiva ed è divertente mescolarle. Dobbiamo costruire il pannello, piantare i chiodi e legare i primi fili, vogliamo che il nostro contributo diventi un grande gioco e uno strumento per leggere la realtà dei Paduli. Come bambini ci divertiamo a scegliere i colori e incollare nomi sul pannello. Tra una chiacchiera con le donne di San Cassiano e con gli anziani che dai tavolini del bar osservano il passaggio frenetico dei partecipanti al laboratorio, arriviamo velocemente alla serata finale. Appoggiamo al muro il nostro pannello. Ci sono i nomi di alcuni punti di riferimento territoriali che abbiamo individuato nei Paduli, quelli delle città da cui sono arrivati i partecipanti dei tanti laboratori che il LUA ha organizzato nel corso di questi anni e di altri luoghi di cui ci hanno parlato nei giorni precedenti. Tutto è pronto per essere rivoluzionato. Le persone si avvicinano curiose ad osservare i fili e il primo abbozzo di ragnatela, notano che ci sono le località in cui vivono, le città in cui si è trasferito qualche parente o i luoghi in cui si recano a passeggiare. Tutti vogliono aggiungere fili e nomi: il tabellone diventa una fitta rete. Riusciamo così a visualizzare quello che a cui pensavamo: la rete di relazioni economiche, istituzionali, agricole, artigianali, rurali , umane dei Paduli.

Fili di Beatrice Masini
Dappertutto ci sono fili.
I fili sono diversi, come sono diverse le persone.
Possono essere sottili e forti, leggeri e robusti.
Certi fili si chiamano legami.
Sono invisibili ma molto tenaci.
Le strade sono fili che uniscono le persone.
Ci sono fili che è bello seguire
Per scoprire cosa c’è in fondo.

C’era un aquilone che volava nel cielo sopra il parco.
Un bambino guidava l’aquilone tirando il filo.
Ma l’aquilone saliva, saliva, saliva.
Il bambino tirò il filo, ma l’aquilone non scendeva.
E il bambino non mollava.
Chi si sarebbe staccato per primo?
Il vento soffiò più forte. L’aquilone balzò in alto.
Il filo scivolò via dalle mani del bambino.
Sotto il cielo del parco rimase un bambino deluso.
Alto nel cielo, un aquilone volava da solo…