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| Autore: Elena Frascaro |

ricerca storica sull’area del Bosco Belvedere oggi area dei Paduli

 

 

Il paesaggio che caratterizza il territorio sancassianese è dominato dalla presenza di estesi e maestosi uliveti. Risulta piuttosto difficile immaginare che, solo fino al secolo scorso, al loro posto vi fosse una fitta foresta di querce imponenti, appartenenti all’antico Bosco di Belvedere la cui esistenza è oggi testimoniata dalla presenza di pochi esemplari sfuggiti alla distruzione, che si ergono in prossimità dei cigli delle stradine di campagna.

Per la ricostruzione di questo tratto identificativo del nostro antico paesaggio, si è fatto ricorso alle fonti scritte, alcune delle quali conservate presso l’Ufficio d’Intendenza dell’Archivio di Stato di Lecce, altre redatte da storici locali del passato e del presente, che testimoniano la progressiva distruzione di tale realtà e la sua sostituzione con modelli di utilizzo del suolo più redditizi.

Il Bosco di Belvedere, conosciuto dalle fonti sin dal 1464, si distendeva, oltre che nel feudo di San Cassiano, nei territori di Scorrano, Spongano, Muro, Ortelle, Castiglione, Miggiano, Poggiardo, Vaste, Torrepaduli, Supersano, Montesano, Surano, Sanarica, Botrugno e Nociglia.

Presumibilmente la sua origine è da attribuire al periodo immediatamente post-glaciale. Il Bosco fino alla metà dell’800 era, per gran parte della sua estensione, di proprietà del Principe di Tricase, appartenente alla potente famiglia dei Gallone. Dopo una lunga causa terminata nel 1851, il Bosco venne ripartito territorialmente tra quindici comuni. In questo contenzioso singolare è la posizione di San Cassiano  la cui quoticina spettante restò compensata con un debito di ugual valore a carico del Principe. Da questo momento comincia l’intensa opera di disboscamento che, nello spazio di poco più di mezzo secolo, ha portato alla progressiva distruzione del bosco e al modellamento del paesaggio che oggi è così familiare a tutti noi.

Come ricorda lo storico Giacomo Arditi, incaricato dall’allora Ufficio d’Intendenza ai lavori di quotizzazione del bosco: “Era questo forse nella provincia il bosco più vasto e vario per essenze arboree, ma oramai non rimangono più di arbustato e di ceduo se non poche moggia a Nord-Ovest verso Supersano; tutto il resto è ridotto a macchia cavalcante od a terreni coltivati a fichi, vigne e cereali”.

Un commento da vedere.

  1. lua says:

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